Sarà ospitata a Forlì ad inizio Giugno durante il Festival Ipercorpo l’esito finale del performing Lab per i ragazzi dagli 8 ai 16 anni che Renzo Francabandera terrà nella cittadina di Romagna.
KIDS’ HOUSES è un’esperienza di pratica quotidiana dell’arte sul tema dell’abitare
Giornate di laboratorio 27 e 28 aprile – 18 e 19, 25 e 26 maggio
Restituzione 30 maggio – 2 giugno
«L’arte non risolve i problemi ma ci rende consapevoli della loro esistenza»
Magdalena Abakanowicz (scultrice)
Sono moltissimi gli studi sui benefici derivanti da interventi psicosociali in senso ampio sui minori che vivono in contesti a maggior probabilità di disagio.
Tali benefici impattano sul funzionamento psicologico, sulle strategie di coping, sul senso di “speranza”, e sul supporto sociale. Andando oltre le specifiche analisi di fattori quali età, genere, luogo in cui si vive, i bambini che ricevono interventi legati allo stimolo creativo mostrano una capacità di reazione alle difficoltà maggiore.
«L’educazione artistica permette ai bambini provenienti da un contesto finanziariamente complesso di ottenere parità di condizioni con i bambini che hanno la possibilità di fare quelle esperienze di arricchimento grazie ai mezzi della propria famiglia», dice Eric Cooper, presidente e fondatore della National Urban Alleanza for Effective Education.
L’arte e la creatività hanno un ruolo importante nell’educazione dei bambini. Aiutano a stimolare il pensiero, a sviluppare le potenzialità, alimentano la crescita intellettuale e la capacità di risolvere problemi in maniera autonoma ed innovativa. Durante il processo creativo, infatti, l’arte non è vista come mera bellezza esteriore ma bensì spirituale, come auto-scoperta di se stessi e quindi apprendimento. Un modo per imparare e mettersi in gioco. L’arte consente di creare oggetti concreti attraverso i pensieri più celati, più nascosti, quelli che non riescono facilmente a scontrarsi con la realtà.
L’importanza del tema della casa, in tutti gli studi sui bambini, ne fa il luogo simbolico delle sicurezze, della rappresentazione di sè e del proprio contesto familiare.
Un rapporto del 2005 dalla Rand Corporation about Visual Arts sostiene che l’arte «Può far entrare in contatto le persone a livelli profondi e renderli disposti a sperimentare nuovi modi di vedere le cose».
L’insegnamento della pratica artistica e creativa, soprattutto se alimentata nella quotidianità, è strettamente connesso a ciò che vorremmo per i nostri giovani: sviluppo delle facoltà interpersonali ed emotive, maggior rendimento scolastico e impegno civico, sviluppo delle pari opportunità. Lo hanno dimostrato numerosi studi neuroscientifici e di psicologia cognitiva.
Il contatto con la pratica artistica comporta, fin da bambini, miglioramenti nello sviluppo delle capacità cognitive, del pensiero critico e delle abilità verbali; migliora la motivazione, la concentrazione, la fiducia e influisce positivamente sulla capacità di lavorare in squadra.
Vogliamo che ogni bambino coinvolto nel progetto, lavorando da solo e in gruppo, possa realizzare il sogno non di una casetta, ma di una casa alta, grande, in cui entrare con gli adulti, e in cui rappresenta la sua identità. Una casa che poi sviluppi un pensiero urbanistico sulla relazione con le altre case, sui bisogni comuni, su quello che si può fare da soli e su quello che è utile fare insieme.
Arte e creatività sono fondamentali nello sviluppo e nella quotidianità del bambino perchè aumentano la capacità di creare concetti propri, di risolvere problemi in maniera diversa e innovativa, di apprendere ed entrare in contatto con gli altri.
Vogliamo creare un’esperienza che duri un mese, focalizzata attorno al lavoro in 3 fine settimana con 10 ore ciascuno per un complessivo di 30 ore di lavoro e incontro con queste popolazioni giovani, in cui i bambini e ragazzi dei nuclei abitativi ALER possano creare le basi per una pratica di invenzione che vorremmo fosse quotidiana anche oltre i giorni di laboratorio.
L’invenzione è proprio basata sul concetto di ritrovamento. Ecco che dunque l’attività, basata su teorie semiotiche della contemporaneità, cercherà di fornire elementi per costruire una pratica artistica basata su quello che è possibile trovare nel quotidiano.
Semplici oggetti, voci, suoni, esperienze, cui i bambini impareranno a dare una dignità astratta, artistica, riconoscendo il valore emozionale della loro creazione.
La pratica per i ragazzi adolescenti potrà comprendere anche l’uso di piccole tecnologie, per avvicinarli ad un utilizzo consapevole e creativo delle stesse, e non stereotipato e dipendente.
Aiuteremo quindi i bambini a realizzare il loro villaggio di case di cartone grandi, casette “serie”, non improvvisate, casette ben fatte e costruite in base ai loro progetti, curate, capaci di ospitare alcuni bambini ma anche un adulto, magari con qualche magia digitale fatta e pensata insieme ai bambini, con il loro concetto di domotica del futuro, cose che noi adulti magari non arriviamo ancora a pensare, ma che loro ci racconteranno quando ci porteranno in giro nel loro villaggio.
Il risultato di questa pratica si condenserà in alcune installazioni nel rispettivi complessi residenziali in primo luogo, e in seguito, assemblata a fine maggio e ai primi di Giugno in un unico corpus concettuale in apertura del Festival Ipercorpo, ideato dagli stessi ragazzi, a comporre una grande installazione ospitata nell’ex deposito ATR di Forlì, raccontando 4 settimane di incontro con la poetica del quotidiano.
Il team di lavoro si basa sull’esperienza di due figure di rilievo dell’arte performativa e digitale in Italia, che vedranno affiancati a Francabandera l’artista digitale Michele Cremaschi e l’esperta di longlife learning Michela Mastroianni